Si è chiuso oggi pomeriggio, con una cerimonia partecipata e commossa presso la chiesa di San Pietro ad Asti, il lungo capitolo terreno di Luigi Garrone. Il decano dei giornalisti astigiani e piemontesi, mancato domenica mattina all'età di 101 anni, ha ricevuto l'ultimo omaggio da familiari, amici, autorità (presenti, tra gli altri, il sindaco di Asti e presidente della Provincia Maurizio Rasero, l'ex sindaco e già europarlamentare Luigi Florio, la segretaria regionale del partito Liberaldemocratico ed ex sindaca di Mongardino Barbara Baino, il sindaco di Vigliano ma già primo cittadino di Mongandino Daniele Prasso) e diversi colleghi: dai volti storici dell'informazione locale ora in pensione a cronisti ancora in attività che sono "cresciuti" anche grazie ai suoi preziosi consigli.
La funzione è stata officiata da don Mario Banaudi, che durante l'omelia ha voluto tratteggiare la figura di Garrone non solo come cronista, ma come un vero e proprio "custode della memoria", capace di attraversare un secolo di storia mantenendo sempre lucido lo sguardo sul presente e sul passato della sua comunità.

Al termine del rito religioso, due interventi hanno segnato i momenti più toccanti della cerimonia. Fausto Gulino, sindaco di Mongardino, ha preso la parola per ricordare il legame indissolubile tra Garrone e il suo paese natale, evidenziando l'orgoglio di una comunità intera per questo suo figlio illustre che alcuni anni fa ha ottenuto anche la cittadinanza onoraria. A seguire, il giornalista Carlo Cerrato ha portato il saluto della categoria, rievocando la professionalità e l'umanità di un uomo che ha fatto del giornalismo una missione di vita, ben oltre la semplice cronaca.
Al termine della cerimonia, il feretro ha raggiunto il cimitero di Mongardino, il paese dove Garrone era nato nel 1924 e dove ora riposerà accanto alla amatissima moglie Lina Duretto, scomparsa alcuni anni fa, come da sua volontà più colta espressa negli anni, chiudendo quel cerchio ideale che ha sempre legato la sua esistenza alle colline astigiane.
Una vita tra Resistenza, industria e giornalismo
La cerimonia funegre ha chiuso simbolicamente un'epoca. Iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 1950, Garrone lascia un'eredità professionale che abbraccia oltre settant'anni. È stato direttore per vent'anni del settimanale Astisabato e del Notiziario agricolo della Coldiretti, ma la sua firma ha valicato i confini locali approdando su testate nazionali come il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore e la Gazzetta del Popolo. Per anni, è stato inoltre la voce e la penna puntuale della cronaca nera astigiana per l'Ansa e la Rai.
Ma il profilo del decano era poliedrico: laureato in Lingue e letterature straniere all'Università di Torino, aveva lavorato per 34 anni come addetto al commercio estero alla Way-Assauto. Ancor prima, la sua giovinezza era stata segnata dall'impegno nella Resistenza, tra le fila delle formazioni autonome del gruppo Leo. Un impegno civile e culturale che, negli anni, si è tradotto anche nella pubblicazione di apprezzati volumi di narrativa e memorialistica.
Il ricordo indelebile
Poco più di un anno fa, nel novembre 2024, il Polo Universitario di Asti aveva ospitato una grande festa per i suoi 100 anni, occasione in cui Maurizio Rasero gli aveva conferito il titolo di "Patriarca dell'Astigiano". Oggi quel tributo si è trasformato in un abbraccio collettivo ai figli Paolo e Giorgio e alle amatissime nipoti. Il giornalismo piemontese ha perso il suo decano, ma la lezione di Luigi Garrone — fatta di curiosità, rettitudine e amore per il territorio — rimarrà viva nella mente di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo.
















