Riprendono gli incontri organizzati dal Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’Albese – I.C. di San Damiano d’Asti con il percorso “VECCHIE E NUOVE R-ESISTENZE” con un ricchissimo calendario di incontri.
Marco Neirotti presenta "Ti ammazzerò stasera"
Lunedì 6 maggio dalle 21, al Castello di Cisterna d'Asti (piazza Hope 1)
Un centro di provincia cresciuto rapidamente, non più paese e non ancora città, confuso tra un'identità di antichi valori che si sfaldano e una nuova identità ricalcata sul modello proposto con insistenza dai media. Qui sono state accolte e integrate nel tempo emigrazioni diverse, ma l'arrivo di profughi sistemati in un'ex caserma fa divampare con violenza l'inquietudine, la paura, il bisogno di nemici che rispecchiano il clima che stiamo vivendo oggi. Dopo il lancio di molotov nella struttura, la tensione irrompe in tutti gli ambienti. Nell'arco di una giornata i pochi militari della stazione dei Carabinieri devono fronteggiare segnali di razzismo violento, l'irrequietezza dei rifugiati, il progetto d'omicidio messo a punto da un esaltato e due suoi gregari, la cecità di genitori, l'ira opposta di gente pacifica che si oppone al nuovo clima. Vittime designate di due azioni sono gli stranieri nell'ex caserma e un ex detenuto per omicidio che, scontata la pena, vive in una baracca fuori paese con un branco di cani randagi ed è l'unico a schierarsi dalla parte della legge. La mattina si annuncia un'azione violenta. I carabinieri cercano di arginare un disastro in cui più d'uno diventa pronto ad ammazzare. Chi, prima che la giornata finisca, riuscirà nell'intento?
MARCO NEIROTTI
Giornalista de «La Stampa», collaboratore di «Tuttolibri», inviato su fatti di cronaca nera, come i delitti di Novi Ligure, Cogne e Erba, autore di inchieste su criminalità straniera, prostituzione, immigrazione clandestina, mondo carcerario e psichiatrico, ha creato il sito “Storie e pensieri”. Autore negli anni ’80 di testi per Rai Radio 2 (per Lauretta Masiero, Giancarlo Dettori, Renzo Palmer), è anche autore di testi di narrativa (Assassini di carta, Marsilio,1987; In fuga con Frida, Marsilio, 1991; La vocazione del falco, Mondadori, 1998; Anime schiave, Editori Riuniti, 2002), saggistica (Invito alla lettura di Fulvio Tomizza, Mursia 1979; Fabrizio De André, Eda, 1982), e traduzioni (tra queste Tartarino di Tarascona di Alphonse Daudet, Sei editrice). Dalla sfida con un carcinoma del cavo orale è nato un diario della malattia raccolto in Stazione di sosta, cronaca di un cancro (Interlinea, 2015, nuova edizione 2016). A moderare l'incontro Fulvio Lavina, giornalista de La Stampa Asti.
Gianni Oliva presenta "Anni di piombo e di tritolo. Il terrorismo nero e il terrorismo rosso da piazza Fontana alla strage di Bologna"
Venerdì 10 maggio dalle 21 al Castello di Cisterna d'Asti
Dal 12 dicembre 1969, quando esplode la filiale della Banca Nazionale dell'Agricoltura di piazza Fontana a Milano, fino all'assassinio di Roberto Ruffilli da parte delle Brigate Rosse il 16 aprile 1988, in Italia sono state ammazzate quasi quattrocento persone, e oltre mille ferite e rese invalide. Sono gli anni di «piombo e di tritolo», la stagione degli attentati a mano armata del terrorismo «rosso» - che uccide magistrati come Emilio Alessandrini, operai come Guido Rossa, giornalisti come Carlo Casalegno e Walter Tobagi, che sequestra e condanna a morte il presidente della Dc Aldo Moro - e delle stragi «nere», con gli ordigni esplosivi di piazza della Loggia, del treno Italicus e della stazione di Bologna. Quale intreccio si stabilisce tra questi due fenomeni di segno ideologico opposto? Come si inseriscono le violenze nella storia dell'Italia sospesa tra modernizzazione e democrazia bloccata? In un racconto articolato e drammatico, Gianni Oliva ripercorre i fatti di quegli anni. E ricostruisce l'Italia dei due decenni precedenti, un paese a due velocità, stretto tra le aperture della Costituzione e le rigidità del Codice Rocco: da un lato conservatrice e retrograda (nel 1954 condanna al carcere la «Dama Bianca» di Fausto Coppi per adulterio), dall'altro Paese del miracolo economico, che si sposta con la Vespa o la Seicento, compra il frigorifero e il televisore e rimescola le sue culture con milioni di lavoratori trasferiti dal Meridione al Nord. Un convulso processo di modernizzazione che avrebbe avuto bisogno di essere governato dalla politica attraverso riforme profonde, capaci di disegnare un nuovo patto sociale. Ma è proprio ciò che in Italia non c'è stato, con il risultato di divaricazioni sempre più nette: il terremoto dei movimenti di piazza ha alimentato nella destra radicale i timori di una deriva comunista, e nella sinistra extraparlamentare l'illusione di una rivoluzione imminente. Lo Stato alla fine ha vinto la guerra, ma solo dopo aver perso (per colpa) troppe battaglie. Un libro per ricordare ciò che è stato ai tanti che l'hanno dimenticato, e farlo conoscere a quelli nati dopo e cresciuti in una scuola dove la storia antica è molto più in onore di quella contemporanea: un contributo a fare i conti con il passato, in un paese dove è troppo facile rimuovere.
Gianni Oliva è uno storico, politico e giornalista italiano, è nato nel 1952. Vive e lavora a Torino, si è occupato degli aspetti meno indagati della storia nazionale. A introdurre l'incontro Mario Renosio, storico e direttore dell’ISRAT.
Mons. Vincenzo Paglia, "Vivere per sempre"
Domenica 12 maggio dalle 21 al Castello di Cisterna d'Asti
In cento anni (dal 1900 al 2000), gli abitanti dei paesi occidentali hanno guadagnato trent'anni di speranza di vita alla nascita. Ogni anno si aggiungono tre mesi, un anno in più ogni quattro anni. Uno su due di coloro che nascono ora, vivrà fino a 100 anni. Un traguardo spettacolare! Frutto di una migliore alimentazione, di una più attenta igiene quotidiana, di un progresso accelerato della medicina, di un nuovo orientamento dell’economia e, più in generale, di una cultura che porta alla cura della persona. Ne consegue una rivoluzione demografica mai vista nella storia umana. La vecchiaia non è più un residuo da sopportare, come in passato, quand’era una minoranza debole e in genere passiva. Oggi la vecchiaia diventa tra le sfide più grandi che la società di questo inizio di Millennio è chiamata ad affrontare.
MONS. VINCENZO PAGLIA
Nato nel 1945 a Boville Ernica (FR), è laureato in teologia, filosofia e pedagogia. Già vescovo di Terni, poi arcivescovo, è attualmente Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio, partecipa attivamente all'associazione "Uomini e Religioni". Per il suo impegno per la pace ha ricevuto il premio Gandhi dall'Unesco, il premio Madre Teresa dal governo albanese e il premio Ibrahim Rugova dal governo del Kosovo. Come postulatore della causa di beatificazione di monsignor Oscar Romero, ha ricevuto l'onorificenza "Noble Amigo" dal governo di El Salvador. Giornalista e scrittore, è autore di libri di carattere religioso e sociale. Per Piemme ha pubblicato In cerca dell'anima. Dialogo su un'Italia che ha smarrito se stessa, Cercando Gesù. In un mondo sempre più confuso siamo ancora capaci di amore? (entrambi con Franco Scaglia) e A un amico che non crede. L’ultimo nato è La coscienza e la legge (ed. Laterza) scritto con Raffaele Cantone. Introduce l'incontro Maurizio Perego, vulcanico libraio de “Il pellicano” di Asti.
No tav, sì tav - martedì 14 maggio dalle 20.30
"Miti a bassa intensità. Racconti, media e vita quotidiana"
Venerdì 24 maggio alle 18.30 al Castello di Cisterna d'Asti
C'è ancora spazio, nel nostro tempo, per il mito? Secondo un diffuso senso comune ce ne saremmo liberati o lo avremmo perduto grazie all'imporsi del sapere scientifico e al trionfo di un mondo dominato dalla tecnica. Eppure i miti c'incalzano da ogni parte, servono a tutto, spiegano tutto. Peppino Ortoleva, storico e studioso del comunicare, intraprende una spedizione antropologica nel nostro mondo per scoprire in che modo funzionino i miti in società convinte di non crederci più.
PEPPINO ORTOLEVA: professore di storia e teoria della comunicazione, curatore di musei e mostre sulla società, la cultura, le tecnologie del mondo contemporaneo, ha pubblicato tra l'altro I movimenti del '68 in Europa e in America (1998), Il secolo dei media (2009), Dal sesso al gioco (2012). Per Einaudi ha pubblicato Miti a bassa intensità (2019).
ALBERTO BANAUDI: laureato in Lettere Classiche presso l’Università di Torino e quella in Filosofia presso l’Università di Genova. È professore di storia e filosofia al liceo scientifico “F. Vercelli” di Asti e di letterature classiche all’Utea. Oltre ad insegnare, Banaudi si dedica alla ricerca filosofica.