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Cultura e tempo libero | 08 giugno 2019, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo, ma poco frequentato

Nuova puntata di invito ad approfondire la conoscenza di storie, opere e numeri che potrebbero arricchire Asti, dedicata alle sue prospettive turistiche

Che noi si viva in un posto bellissimo, al di là che sia il titolo di questa rubrica, spero sia chiaro a tanti, se non a tutti. Che questa bellezza non sia stata ancora usata per sviluppare turismo, per creare economia, è un dato di fatto.

Martedì ho invitato un amico albese, di passaggio in centro, a prendere un aperitivo sotto la torre Guttuari, che non è mai appartenuta a loro, bensì alle famiglie Bertramenghi e Scarampi, ma questa è un’altra storia. Ho scelto il posto, orgoglioso della bellissima piazza Statuto, nel Medioevo importante polo mercatale cittadino, detta Piazza dei porci o del fieno o del vino, e poi, diventata da fine ‘400 sede del mercato ortofrutticolo, Piazza delle Erbe o dell'Ortaglia.

Orgoglioso della torre e del vodka Hemingway che fa Daniele. Siamo ovviamente finiti a parlare di turismo, del perché e per come ad Alba sì e qui no. Per fargli capire lo ho portato in Collegiata, non c’era ancora stato: entrati, a metà navata sinistra, il maestoso polittico di Gandolfino, l'adorazione dei Magi. Quasi al buio e senza una targa che lo raccontasse. Nello spiegargli che di opere spettacolari dello stesso grandissimo maestro quattro-cinquecentesco, astigiano, ce n’erano altre quattro in Cattedrale, un paio in Santa Maria Nuova e almeno un altro paio nella sede della Fondazione CRAsti, tutto a due passi da lì, gli ho fatto cogliere il problema: abbiamo in mano un prodotto turistico certamente dei migliori, a cui non manca proprio nulla, unico e distintivo, bellissimo, ma non valorizzato, non comunicato. Manca, ed è sempre mancata, la capacità di raccontarsi, senza fronzoli, senza inventarsi o organizzare altro che non ce n’è mai stato e di cui non ce bisogno.

Le conseguenze le vediamo nei numeri relativi ai flussi turistici, elaborati dall’Osservatorio Regionale, di cui si è letto in questi giorni su questa ed altre testate locali; non tutte, strano. Asti nel 2018 ha perso il 12% di presenze. Alba ha fatto +10% e, con solo 500 posti letto in più dei nostri (1.777 vs 2.264), oltre il doppio delle presenze (95.349 vs 218.918). Vero spreco avere le tante strutture ricettive astigiane tutte sottoutilizzate, al 14% della loro capacità contro il 27% di quelle albesi: la differenza tra sopravvivere e possedere quelle capacità di investimento privato che hanno creato da un po’ un redditizio circolo virtuoso ad Alba.

Poco prima di lasciare l’amico albese ecco il suo suggerimento, pratico, dotto, fastidioso: trovate imprenditori che investano. Avete una banca locale con quote di mercato bulgare... cresce il turismo, cresce l’economia, crescono loro. Troppo Giusto.

Intanto giovedì si è inaugurata la imperdibile mostra del Codex Astensis a Palazzo Mazzetti. Documento unico ed eccezionale, di valore internazionale, fotografia di un nostro grande momento storico, dove trova origine e senso il territorio Astigiano, nel suo rapporto di reciproca utilità con la città. L'evento è sicuramente eccezionale, vero possibile punto di svolta della nostra valorizzazione turistica. Occasione unica per ritrovare il nostro orgoglio unitario. Motivo in più per andarla a visitare al più presto.

Asti è un luogo eccezionale. Si iniziasse a raccontarne in giro per l’Italia ed il Mondo, non più così difficile oggi grazie a tecnologia e reti sociali, saremmo letteralmente invasi da turisti. Non lo fanno gli Enti delegati? Convinciamoli, orgogliosi di vivere in un posto bellissimo.

Davide Palazzetti

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