"Venendo qui non posso non pensare a cosa accadde tra il 5 e il 6 novembre 1994". E’ partito dal ricordo della grande alluvione, che nel grande stabilimento alle porte di Alba vide uno dei luoghi simboli della ripartenza, il parallelo che il generale Francesco Paolo Figliuolo ha voluto spendere per professare il suo ottimismo rispetto alle tappe che dovranno segnare l’uscita del Paese dal tunnel della pandemia.
Il commissario straordinario per l’emergenza Covid 19 lo ha fatto durante la visita tenuta questa mattina alla Fondazione Ferrero, dove è giunto da Torino insieme al capo del Dipartimento Protezione Civile Fabrizio Curcio, con l’intermezzo di una sosta a Vezza d'Alba (al centro medico della Fondazione Banca d’Alba, dove ad accoglierlo c'erano i vertici dell'istituto con in testa il presidente Tino Cornaglia), accompagnato dal governatore Alberto Cirio, dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi e dal sindaco albese Carlo Bo.
A fare gli onori di casa Maria Franca Ferrero, che della fondazione intitolata a Piera, Pietro e Giovanni Ferrero è la presidente e con la quale il generale ha potuto visitare quello che – insieme ai due centri di Banca d’Alba (con Vezza, Grinzane Cavour) e a quello torinese di Reale Mutua – sarà uno dei tre enti privati che da oggi andranno ad aggiungersi a una rete che, tra ospedali e una quarantina di strutture del privato accreditato, in Piemonte è arrivata a contare 225 centri vaccinali, contribuendo a superare il milione di dosi somministrate dalla fine di dicembre.
Il suo ricordo è allora andato all’esondazione del Tanaro, alle oltre 60 vittime dell’alluvione che devastò il Piemonte e la capitale delle Langhe, a quello stesso sito produttivo invaso dal fango. "Anche allora sembrava tutto perso – ha esordito –. Poi i volontari, la protezione civile, gli stessi dipendenti Ferrero, la popolazione, gli alpini, i miei artiglieri da montagna… sono venuti qui e alla fine ce l’abbiamo fatta. Vedete che cos’è oggi Ferrero, questo sito, e che cosa si sta facendo oggi qui, interpretando a pieno quello che è il piano vaccinale. C’è un’unione, una perfetta unità di intenti tra il pubblico, il privato, l’impresa. Il motto di questa azienda, 'lavorare creare donare', oggi deve essere il motto dell’Italia".
"Ce la faremo – ha continuato il generale –. Ben vengano le critiche, perché possiamo fare sempre di più e meglio, ma quello che sto vedendo qui in Piemonte rappresenta appieno quella che è stata la mia idea appena nominato commissario. Noi in Italia abbiamo, da soli, le capacità per farcela".
"Il mio grazie – ha proseguito – va a chi è in prima linea, agli infermieri, ai medici, agli operatori sociosanitari. A chi fa la parte organizzativa, agli amministrativi, a chi sta dietro ai sistemi informatici. In queste settimane abbiamo messo a punto la macchina. Sapevo bene che non avevamo dosi a sufficienza per arrivare a certi numeri, avevo i contratti in mano…, ma vi posso dire che il pensiero costante del presidente del Consiglio, il mio, il nostro, è stato sempre quello di fare pressioni ovunque possibile per farle arrivare, ma nel frattempo bisognava mettere a punto la macchina, con il motore a posto. Abbiamo fatto degli 'stress test', lo abbiamo fatto in tutte le regioni, e adesso che le dosi stanno arrivando sono sicuro che porteremo a casa gli obiettivi".
"In questo momento stiamo vaccinando gli over 80 e i fragili. In parallelo stiamo facendo gli over 70. Non appena queste fasce della popolazione saranno al sicuro, faremo una revisione di tutto e con le dosi in arrivo riusciremo ad aprire poi il Paese. E’ questo anche grazie anche a centri come questi, che adesso stanno vaccinando chi ha dato e si sta godendo la meritata pensione. Ma subito dopo dobbiamo vaccinare chi qui ci lavora, come nelle fabbriche, nei siti produttivi, nella grande distribuzione, nel settore turistico alberghiero. Perché l’Italia è fragile, ma è anche la più bella nazione del mondo. E quindi dobbiamo ripartire e intercettare la ripresa economica in atto".
Il video dei colleghi del quotidiano La Voce di Alba
"Per me qui è un ritorno – è stato il suo saluto prima di ripartire alla volta di Novara –, questo è un territorio di penne nere. Concludo allora con un pensiero ai miei alpini, veramente onorato di essere qui".