Alla ricerca del tempo perduto è l'opera più importante di Marcel Proust. Opera monumentale: sette volumi e oltre tremila settecento pagine. Il romanzo più lungo del mondo. Opera dove le costanti sono il ricordo e la rievocazione, talora malinconica, del passato perduto. Tempo passato a cui tende il presente, grazie al ricordare momenti di ieri da sensazioni di oggi, sensazioni tipo, per Proust, il sapore di una madeleine gustata nuovamente dopo anni, legato al ricordo di giornate d'infanzia passate in campagna, a casa di zia. La definisce memoria spontanea, fatta di emozioni che ci tuffano indietro, trasformando lo ieri in oggi. Ricordare è creare.
Dalla Recherche, dove onestamente lo svago termina lette le prime cinquecento pagine, allo svagarsi in vacanza nell’Astigiano, anche se non sembrerebbe, il passo è breve.
Provate a darvi come meta la scoperta e conoscenza di qualcuno dei tanti giovani che si sono messi in gioco dalle nostre parti. Provate ad analizzare la loro ricerca, le loro scelte di vita e d’attività, il loro racconto, vicino al ritrovare il tempo perduto, il meglio del passato rivisitato con testa nuova, vivace e colta, a caccia di sensazioni, personali e da condividere.
Le proposte di itinerario potrebbero essere moltissime, tante quanti sono i giovani agricoltori, allevatori, apicoltori, casari e così via. In comune il ritorno alla terra, riprendendo competenze antiche sommate a visioni moderne, in difesa di tradizioni oggi sempre più valori territoriali.
Tra i tanti, ne propongo cinque in cinque posti bellissimi dell’Astigiano, da scoprire nei particolari, magari anche con il loro aiuto. Partiamo da Costigliole d’Asti, oltre allo spettacolare castello, al suo antico centro storico, e a Bricco Lu, Stefano. Invece di dar seguito alla sua laurea in architettura ha preferiti i campi, gli orti e la biodiversità. Grazie a lui abbiamo ritrovato due grandi prodotti del territorio, diventati anche Presidi Slow Food: il Carciofo astigiano del Sorì e il Peperone quadrato della Motta. Poi Castelnuovo Calcea: castello, belvedere, morbide colline vitate, Parco d’Arte La Court e Francesca. La volontà di creare qualcosa in campagna, prima negli studi fino alla laurea in scienze agrarie e poi tra i suoi alveari. Il suo sorriso te lo ritrovi nel miele. Da non perdere. E ancora Alessandro, piccolo allevatore a Mombercelli. Bello e vivace il borgo, sovrastato dai resti dell’antico castello, e spettacolari le carni commercializzate nella sua conviviale agrimacelleria, a due passi dai prati dove gli animali scorrazzano liberi a brucare tra prati e distese d’erba medica. Pochi chilometri e siete a Cortiglione, terra di fossili e parchi naturali protetti. Terra di zafferano, il più ricercato fino al XVI secolo, ritrovato da Nico tra le sabbie che costituivano i fondali marini milioni d'anni fa. Per chiudere, qualche chilometro in più fino a Cessole. Non fosse altro lo scopo della gita, già solo il percorso racconta tanto di passato, presente e futuro. Prima si viaggia tra basse colline solo a Barbera e subito dopo solo a Moscato, poi si sale tra rocche e boschi fino al fascino dei borghi e delle frazioni su strada: Cassinasco, Caffi e Loazzolo. Insomma, bellissimo. La meta è carica di fascino con un paese piccolo e arroccato che si schiera una spettacolare chiesa settecentesca più grossa di lui. Attorno, natura rigogliosa, i ravioli al tovagliolo del Madonna della Neve, le capre e specialmente le pecore di Mattia e i suoi formaggi fatti proprio bene, come una volta.
Dal giro ne dovreste uscire con in tasca la certezza che l’Astigiano è bellissimo, che è pieno di belle persone, di grandi tradizioni e di giovani vivaci e felici nell’aver ritrovato rapporti con natura, animali, terra e territorio. Dovreste uscirne con qualche chilo di piacere nel bagagliaio e con la voglia di continuare la vostra recherche.