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Solidarietà | 18 marzo 2022, 18:54

La nuova vita, a Isola d'Asti, di una bimba ucraina in fuga dalla guerra

Kipa, nove anni, è stata accolta da una famiglia del paese insieme alla mamma e una cugina. Il padre è rimasto a combattere nel Paese in macerie

La bimba ucraina con alcuni dei suoi nuovi compagni di classe. Foto tratta, come le altre presenti in questo articolo, dalla pagina Facebook dell'Istituto Comprensivo di Costigliole d'Asti

La bimba ucraina con alcuni dei suoi nuovi compagni di classe. Foto tratta, come le altre presenti in questo articolo, dalla pagina Facebook dell'Istituto Comprensivo di Costigliole d'Asti

Un bambino non nasce razzista. E se i suoi genitori e i suoi familiari non gli hanno messo in testa idee razziste, non c'è ragione perché lo diventi.

Ad ulteriore riprova, semmai ve ne fosse ancora bisogno, della veridicità di questa affermazione che lo scrittore e poeta marocchino Tahar Ben Jelloun ha inserito nel suo bellissimo romanzo “Il razzismo spiegato a mia figlia”, quest’oggi vogliamo raccontarvi la storia di Kipa (si pronuncia Kira), bimba ucraina di appena 9 anni che, come molti suoi coetanei e connazionali, ha visto la sua vita improvvisamente stravolta dalla follia della guerra.

Fuggita dalle bombe e dalla penuria di beni di prima necessità, ha trovato accoglienza, con la mamma e una cugina, in una famiglia di Isola d’Asti che li ospita con il contestuale interessamento del Comune, della Croce Rossa e del Sermig.

Fin da subito Kipa ha iniziato a frequentare la quarta della scuola Primaria del paese – facente capo all’Istituto Comprensivo di Costigliole d’Asti, guidato dal dirigente Claudio Thoux – in cui è stata accolta, con calore e la spontanea amicizia che solo i bambini sono in grado di dare, da tutti i compagni di classe. Tra cui figura un bimbo russo con cui, nonostante alcune differenze tra le due lingue, è riuscita a scambiare qualche parola.

Bambini di nazionalità diversa uniti dal comune pensiero per i rispettivi padri lontani: a Mosca, vincolato nella libertà di espressione e con informazioni filtrate dal regime il padre del bimbo russo e rimasto a combattere nelle file della resistenza del suo Paese in fiamme il papà di Kipa. Che, stando a quanto ha rivelato alle maestre, ha vissuto in prima persona gli attimi di terrore provocati dal rumore delle esplosioni e da colpi di arma da fuoco sparati non lontano da quella che era casa sua.

A cercare di azzerare le restanti difficoltà comunicative contribuisce l’utilizzo del servizio Google Traslate da parte delle sue insegnati Liana, Daniela, Adelaide e Cinzia – che, con le colleghe Tiziana, Elena, Giusy e Sabrina, costituiscono il corpo docente – mentre gli altri bimbi della classe, comprensibilmente molto incuriositi, cercano di coinvolgerla nelle attività quotidiane facendole superare una ben più che comprensibile timidezza.

Fin dal suo arrivo in classe è stata accolta da un cartello di benvenuto scritto in ucraino, poi con le tempere dei colori della bandiera ucraina le sono state colorate le manine e a sua volta lei ha tinto quelle delle sue nuove compagne. Manine gialle e blu diventate ‘stampini’ simbolo di fratellanza per decorare il cartellone di benvenuto.

Contestualmente, in tutta la scuola è partita una raccolta di beni di prima necessità, vestiti e medicine da inviare ai centri di accoglienza profughi ai confini dell’Ucraina, con la speranza che le armi presto tacciano e Kipa, così come tanti altri bimbi ucraini, possa riabbracciare il suo papà.

Gabriele Massaro

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