Sabato scorso, in occasione della rassegna culturale Passepartout, il professore Maurizio Ferraris ha delineato un breve percorso all'interno del quale è stato possibile intravedere uno dei compiti del filosofo: rendere ragione della storia, di quel filo rosso che ci lega a chi è stato e a chi sarà. Sia che si voglia dare un'immagine complessiva della storia, sia che si ritenga necessario tagliare i ponti con la storia ritenendola oramai finita dal momento che il futuro non ha in serbo per noi nulla di che, se non una sostanziale ripetizione dell'identico, o che la si neghi come anticaglia metafisica, il filosofo si troverà sempre a doverne rendere ragione, fosse anche solamente per negarla. Perché l'uomo è storia.
Per questo sentiamo la necessità di alcune domande: in quale tempo viviamo? È un tempo decadente? Siamo arrivati alla fine di un ciclo, di un'era votata al progresso, al miglioramento delle condizioni di vita di miliardi di esseri umani, al benessere? Siamo sull'orlo del baratro? O il passo oltre lo abbiamo già fatto e ce ne stiamo rendendo conto solo ora? È ancora un tempo carico di futuro - indefinito certo, ma per lo meno percepibile?
Questi interrogativi ci coinvolgono e, in quanto tali, ci sorpassano: sono la nostra attualità, la nostra quotidianità. Per questo interrogarsi sulla qualità del nostro presente è sempre stato il punto di partenza di ogni genuina riflessione filosofica che avesse voluto non solo comprendere, ma anche direzionare e guidare la realtà in vista di un fine specifico.
Così nacque la riflessione etica e quella politica, la ricerca - concettuale e non - del bene e del legittimo così come del male e dell'illegittimo. Dare un senso, dare una direzione, a partire dalla testimonianza dell' "io c'ero": è stato, è e sarà. Quel che è stato ha impartito la direzione a quel che è, che ho ereditato. Ora sta a me guidare per chi erediterà la mia terra. Ecco il filo rosso della storia.
Simone Vaccaro