Non poteva di certo non continuare lo strascico polemico l'articolo uscito ieri sul ritiro, da parte dell'Amministrazione, della pratica sul dimensionamento scolastico (leggi QUI)
Oggi, il consigliere comunale di Ambiente di Asti, Mario Malandrone, ha ribattuto alle dichiarazioni dell'assessore Loretta Bologna riguardo al piano scolastico. Malandrone ha evidenziato i problemi occupazionali e il deterioramento della qualità dell'istruzione causati da questo piano, che destina risorse insufficienti alla scuola, già in difficoltà per molti motivi.
"L'assessore dice che vogliono muoversi con i piedi di piombo perché stanno aspettando di avere i dati del provveditorato per capire se questa riduzione di personale di 25 unità sia effettiva - denuncia - i 25 posti più o meno che saltano , saltano sul numero di posti che sono in campo sull'istruzione ad Asti Un servizio con più persone che ci lavorano è migliore e la scuola non è un servizio comune, è un bene comune e prezioso. L'idea che si pensi a un singolo lavoratore o caso è assurdo, il tema sono i posti di lavoro e la qualità della scuola, che con meno posti è meno buona"
"Loretta Bologna sostiene che si sta lavorando anche un ottica di razionalizzazione degli istituti comprensivi: intanto l'atto di indirizzo della Regione, individuava due debolezze numeriche e non erano sui circoli e gli IC (Istituti Comprensivi ndr) di Asti - sostiene il consigliere, che attraverso i social snocciola i numeri degli attuali e futuri IC - circoli e IC che godevano numericamente di iscritti ampiamente superiori alla cifra che serve per un'autonomia, che ricordo all'assessore essere 600 studenti (fino a quest'anno in periodo Covid 500). Il Decreto Valditara (impugnato da molte Regioni Italiane pure di centro destra) fissa a una media non ad un valore minimo le autonomie. Il decreto tra le altre cose impugnato dalle Regioni, non parla di numeri minimi, ma parla di una media su cui si danno i contingenti regionali"
"Nonostante l'atto di indirizzo regionale non sia vincolante per tutti i motivi e le sentenze esposte, il Comune di Asti non era direttamente coinvolto nelle richieste di adeguamento e ha creato istituti sovradimensionati rispetto alle esigenze medie e con il doppio del numero di studenti previsto per le autonomie scolastiche - spiega - dei sei istituti coinvolti, tre consigli di istituto si sono opposti al piano. I sindacati sono venuti a conoscenza del piano solo dopo la sua pianificazione e, nonostante la sospensione attuale, si spera che le loro preoccupazioni vengano ascoltate. Durante il dibattito in commissione, i sindacati e alcuni consiglieri hanno espresso la loro opposizione al piano".
Malandrone ha sottolineato che l'atto di indirizzo regionale non riguardava direttamente gli istituti di Asti che sono stati sottodimensionati. "L'articolo 19 è stato considerato illegittimo. Dunque, la decisione di ridurre l'autonomia non riguarda direttamente il territorio di Asti: se la politica realmente si preoccupa della scuola, dovrebbe difendere le autonomie invece di eliminarle, poiché sono fondamentali per la didattica e l'organizzazione scolastica. Invito l'Amministrazione a valutare i dati su altri territori: Asti e la sua provincia hanno una media di autonomie superiori a 961 studenti, quindi dovrebbero essere difese da eventuali tagli".
Bosia: "il dimensionamento porterebbe problemi anche nelle graduatorie"
Critico anche il consigliere di Uniti Si Può Mauro Bosia: "Le nuove "verticalizzazioni" (cioè la continuità fra infanzia, primaria e media dello stesso circolo) causerebbero disagi a molti alunni e famiglie perché i nuovi Istituti Comprensivi comprenderebbero scuole che sono in zone distanti della città. Per fare un esempio, alunni che frequentano la primaria Savio, per continuità dovrebbero iscriversi alla Media Parini, dalla parte opposta della città, cosa che di fatto ci sembra poco realistica soprattutto visto il traffico urbano. L'infanzia Agazzi e la elementare Savio, invece, che di trovano molto vicine, finirebbero una all'Ic3 e l'altra all Ic4"
"Il rimescolamento delle scuole nei nuovi istituti, inoltre, mette a rischio la continuità didattica anche sotto un altro punto di vista. Per fare ancora un esempio, un insegnante della primaria che ora ha stabilmente una cattedra in una scuola, in caso di riduzione delle classi, potrebbe trovarsi come perdente posto perché superata/o nelle nuove graduatorie di istituto da un o una collega e dovere così cambiare scuola"
Fermo restando che noi avremmo votato contro, ci chiediamo perché la pratica sia stata prima presentata poi stata ritirata, chiosa Bosia. "Era scritta male? Ha causato dissensi in maggioranza? Conteneva problematicità tecniche? Oppure il Sindaco, non volendo fare brutta figura davanti alle parti sociali e gli insegnanti venuti in consiglio preoccupati per il futuro delle nostre scuole, si è solo preso dieci giorni di tempo per poi dire di aver ascoltato tutti ma che non si può proprio fare diversamente? "