Ieri, mercoledì 6 agosto, l’assemblea dei soci del Consorzio Asti Docg ha varato le misure di riduzione delle rese per la campagna vendemmiale di quest’anno, con una riduzione da 100 a 90 quintali per ettaro, tra cui 5 destinati allo stoccaggio.
Una decisione presa su proposta del consiglio d’amministrazione dell’ente di tutela a salvaguardia della denominazione a fronte della difficile fase economica, che vede il saldo dei contrassegni di Stato del primo semestre per il prodotto imbottigliato fermo 45,6 milioni di pezzi (-8,2%) contro i 49,7 milioni del pari periodo dello scorso anno.
“Il contesto internazionale, sempre più instabile e aggravato dai dazi imposti dall’amministrazione Trump, ci impone un’attenta gestione dell’offerta. L’obiettivo è armonizzare il potenziale produttivo, controllare i volumi e garantire una crescita equilibrata della nostra denominazione - commenta il presidente del Consorzio Asti Docg Stefano Ricagno - Con queste scelte di contenimento vogliamo preservare l’equilibrio tra domanda e offerta e rafforzare la stabilità sui mercati”.
Nel dettaglio, durante l’imminente vendemmia, la resa massima prevista si conferma a 90 quintali per l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti, di cui 5 saranno riservati allo stoccaggio fino al 31 marzo 2026, come precedentemente accennato.
Per quel che concerne un eventuale supero, sarà consentito fino a 18 quintali, rivendicabili come mosto bianco aromatico da uve Moscato. Gli ulteriori esuberi - fino a 12 quintali per ettaro - dovranno essere destinati a produzioni diverse dal vino.
Tornando, invece, allo stoccaggio, le aziende potranno riclassificare in autonomia i prodotti detenuti come mosto bianco aromatico o vino bianco. Al termine del periodo, il consiglio di amministrazione del consorzio valuterà – in base all’andamento del mercato – se svincolare, anche parzialmente, i volumi destinati all’Asti Docg oppure prolungare ulteriormente la durata della misura.