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Agricoltura | 07 agosto 2025, 15:45

Vendemmia 2025 ad Asti: qualità da record, ma il mercato preoccupa

Uve sane e zuccherine, raccolta anticipata e ottime prospettive in vigna. Ma il comparto vitivinicolo fa i conti con scorte alte, consumi in calo e incertezze commerciali. Confagricoltura Asti: “Servono misure urgenti e una nuova cultura del bere consapevole”

Vendemmia 2025 ad Asti: qualità da record, ma il mercato preoccupa

Qualità eccellente e quantità promettente: è questo il quadro che si delinea per la vendemmia 2025 nella provincia di Asti, ormai alle porte. Secondo i tecnici della Confagricoltura di Asti, l’annata si preannuncia da incorniciare, grazie a un andamento climatico favorevole che ha favorito grappoli sani, ricchi di zuccheri e aromi.

La raccolta inizierà in anticipo rispetto alla media degli ultimi anni, partendo dalle uve da spumante come Pinot e Chardonnay, per poi proseguire con il Moscato a fine agosto, e concludersi tra settembre e ottobre con le altre varietà a bacca bianca e nera.

Se non subentreranno eventi meteorologici avversi nelle prossime settimane, l’annata sarà di quelle da incorniciare”, affermano con fiducia i tecnici agronomi locali.

Il rovescio della medaglia: crisi di mercato e giacenze elevate

Accanto all’ottimismo legato alla produzione, però, si fa strada una crescente preoccupazione per la situazione di mercato, definita da molti come la vera emergenza del settore. Scorte elevate, calo dei consumi interni, e nuove incognite legate ai dazi internazionali, in particolare negli Stati Uniti e in Asia, stanno mettendo in difficoltà l’intero comparto vitivinicolo piemontese – e nazionale.

Per cercare di contenere gli eccessi di offerta, il Consorzio dell’Asti docg ha deliberato un taglio delle rese, seguito a ruota anche dal Consorzio del Barbera, che sta valutando misure analoghe. Una strategia volta a ridurre la produzione per riequilibrare il mercato, senza compromettere la qualità.

Sono segnali importanti – commenta Enrico Masenga, coordinatore tecnico di Asti Agricoltura – ma vanno accompagnati da azioni più strutturali come la vendemmia verde e una seria riflessione sulle autorizzazioni d’impianto”.

Il peso della disinformazione e dei protezionismi

A livello nazionale, Confagricoltura sottolinea anche il danno provocato da una diffusa disinformazione sulle norme del codice della strada, che, pur non avendo modificato i limiti sull’alcol, hanno contribuito a scoraggiare i consumi, soprattutto tra i giovani.

A questo si sommano i protezionismi nei mercati asiatici, che ostacolano le esportazioni in aree fino a ieri strategiche per il vino italiano.

Una nuova narrazione per rilanciare il vino

Per contrastare il trend negativo, Confagricoltura Asti punta su una comunicazione rinnovata e mirata nei Paesi terzi, basata sulla valorizzazione della cultura del “bere bene”.

La cultura del vino non è semplice consumo – dichiara Gabriele Baldi, presidente di Asti Agricoltura –. È tradizione, convivialità, identità territoriale. È il momento di raccontarlo con forza, soprattutto all’estero, per rilanciare la domanda”.

Purtroppo, il vino viene sempre più spesso assimilato ai rischi dell’abuso di alcol – aggiunge Mariagrazia Baravalle, direttrice di Confagricoltura Asti – perdendo di vista la differenza tra uso consapevole e eccessi. Su questo l’Italia ha ancora molto da insegnare”.

In attesa del “Pacchetto Vino” UE

Mentre si attende il varo del nuovo “Pacchetto Vino” a livello europeo, Confagricoltura chiede misure urgenti al Governo nazionale e alle istituzioni locali, per sostenere un comparto che è da sempre simbolo dell’agricoltura italiana.

Non possiamo più navigare a vista – concludono da Confagricoltura Asti –. Servono risorse, visione e coraggio per difendere una filiera che rappresenta non solo un’eccellenza produttiva, ma anche un patrimonio culturale e sociale per tutto il nostro Paese”.

Redazione

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