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Agricoltura | 08 agosto 2025, 18:48

Piemonte, allarme agricoltura: il Piano qualità dell'aria mette a rischio migliaia di aziende

Coperture dei reflui impossibili da realizzare nei tempi imposti, Confagricoltura Asti: "Situazione insostenibile, si rischia il collasso del settore"

Piemonte, allarme agricoltura: il Piano qualità dell'aria mette a rischio migliaia di aziende

Il settore agricolo piemontese è in stato di allerta. Tra pochi mesi entreranno pienamente in vigore gli adempimenti del Piano Regionale per la Qualità dell'Aria (PRQA) che rischiano di mettere in ginocchio migliaia di aziende zootecniche della regione. Al centro della controversia ci sono due misure che stanno creando enormi difficoltà: la copertura obbligatoria degli stoccaggi per i reflui zootecnici e la Comunicazione preventiva di spandimento, entrambe considerate tecnicamente complesse e economicamente insostenibili dalla categoria.

Tempi impossibili e costi proibitivi

"Siamo in una situazione di incertezza insostenibile", denuncia Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte. "Le aziende esitano a mettere mano ad interventi strutturali dai costi elevatissimi, e in molti casi impossibili da sostenere, in attesa di quelle evoluzioni della normativa più volte sollecitate e mai introdotte". Il problema non è solo economico, ma anche temporale. Come spiega Mariagrazia Baravalle, direttore di Asti Agricoltura, "per gli interventi più complessi come le coperture dei cumuli di letame, le tempistiche necessarie per le autorizzazioni e per la costruzione vanno già oltre le scadenze attualmente imposte dal PRQA".

La situazione è particolarmente critica nell'Astigiano, dove centinaia di aziende zootecniche si trovano di fronte a un dilemma: investire somme ingenti in strutture che potrebbero rivelarsi inadeguate o rischiare pesanti sanzioni. Il ricatto è evidente: gli agricoltori inadempienti rischiano di perdere i premi del primo pilastro della PAC per violazione della condizionalità, un colpo potenzialmente mortale per molte realtà aziendali già in difficoltà.

All'inizio del 2025, consapevole delle complicazioni costruttive e dei costi elevati delle coperture fisse, la Regione aveva affidato all'Università di Torino uno studio per valutare tecniche alternative per il contenimento delle emissioni dai cumuli di letami. Un'iniziativa lodevole che, però, arriva troppo tardi. "Il progetto necessita di tempi relativamente lunghi, almeno un intero anno, per dare risultati significativi", spiegano da Confagricoltura. "Una tempistica sicuramente incompatibile con quella dettata dal PRQA".

Anche la Comunicazione di spandimento dei reflui zootecnici si è rivelata un nodo gordiano. "Nella sua forma attuale risulta tanto complessa da gestire sia per l'Ente pubblico, sia per le aziende agricole, tanto che la sua entrata in vigore è stata già più volte posticipata in attesa di modifiche che, però, ad oggi non sono ancora state elaborate".

Un paradosso tutto piemontese

Il paradosso è evidente: il settore agricolo, pur essendo classificato tra quelli che contribuiscono solo in maniera secondaria alle emissioni globali del Piemonte, è stato tra i primi a essere colpito da misure restrittive. "Con il Piano Stralcio dedicato siamo stati tra i primi a dare un tangibile contributo al miglioramento della qualità dell'aria", sottolinea Confagricoltura, evidenziando l'incongruenza di un approccio che penalizza chi inquina meno.

Enrico Masenga, responsabile tecnico di Confagricoltura Asti, è chiaro nelle richieste: "Occorre avviare con urgenza una revisione delle norme per introdurre reali elementi di semplificazione degli interventi strutturali e di apertura a tecniche innovative di trattamento dei reflui, rivedendo nel contempo tutte le scadenze di applicazione". La proposta include anche la possibilità per le aziende di utilizzare "gli strumenti di sostegno e accompagnamento presenti nel Complemento di Sviluppo Rurale, così come prevede il PRQA stesso".

Allasia allarga il discorso al contesto internazionale: "Nello scenario politico ed economico attuale, caratterizzato da forti elementi di instabilità, quali i dazi commerciali e i conflitti internazionali, la salvaguardia delle produzioni agricole e zootecniche locali non è solo più un fattore economico, ma anche strategico per l'intera nazione". Un richiamo alla responsabilità delle istituzioni che non può essere ignorato, soprattutto in un momento in cui l'autosufficienza alimentare è tornata al centro del dibattito europeo.

 Il Consiglio regionale sta valutando una deliberazione che modificherebbe il PRQA introducendo le linee di applicazione richieste dagli agricoltori. "È necessario dare subito un segnale concreto che indichi la volontà di riesaminare la materia in un'ottica di realismo e applicabilità", concludono da Confagricoltura, "onde evitare l'inasprirsi della situazione e l'innescarsi di dinamiche difficili da gestire".

Redazione

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