Castell’Alfero aggiunge un nuovo trofeo alla propria bacheca. Domenica il comune ha vinto il premio sfilata del Soroptimist, riconoscimento prestigioso che da anni mancava all’appello, grazie a un allestimento ispirato al tema dei bestiari medievali. Un successo che non arriva per caso, ma è frutto di mesi di lavoro, di creatività e di un impegno corale che ha coinvolto decine di persone del comitato.
La gioia del rettore
Il rettore Fabrizio D'Agostino non nasconde la soddisfazione: “Era uno dei due obiettivi che ci eravamo posti quest’anno. L’altro, purtroppo, non è arrivato, ma questo premio lo abbiamo cercato a lungo e finalmente possiamo dire di averlo raggiunto. È il giusto riconoscimento per un lavoro certosino, fatto di notti, serate, giornate intere passate a costruire costumi, maschere e oggetti scenici. La nostra sfilata era bella, precisa, d’impatto: credo che il risultato premi la dedizione di tutto il gruppo”.
Un traguardo che, oltre alla vittoria, dà anche valore a un percorso di crescita artistica e organizzativa che il borgo porta avanti da anni, con l’obiettivo di distinguersi non solo nella corsa, ma anche nel corteo storico.
L’idea e il tema
La regia della sfilata porta la firma di Verena Furia, responsabile artistica. Con emozione racconta la lunga gestazione: “Avevamo iniziato a pensare al tema già lo scorso autunno. Tra le idee c’erano l’astrologia e i bestiari medievali: abbiamo scelto questi ultimi perché potevamo realizzarli con materiali autentici e a costi contenuti. Le maschere sono state preparate da Fabrizio Rosina e dipinte da alcune ragazze del comitato. Ci siamo riuniti per mesi, due o tre volte alla settimana, e negli ultimi mesi praticamente tutti i giorni”.
Tre i quadri portati in scena: l’aquila, simbolo di forza e potere, accompagnata da dipinti e da un libro in cartapesta dipinto a mano; il bosco, popolato da figure con maschere di muschio, corteccia e materiali naturali che rappresentavano lupi, cinghiali, satiri e orsi; infine gli armigeri e le dame, con scudi e picche decorati dai simboli delle famiglie nobili. Tutto rigorosamente costruito a mano, senza ricorrere a plastica o elementi industriali.
Un lavoro nascosto, un premio meritato
Dietro i pochi minuti di sfilata si cela un anno intero di lavoro. “Tanti non si rendono conto di quanta fatica ci sia dietro – racconta Furia –. Non è solo indossare un costume: bisogna cucire, adattare, smontare e ricostruire. Per il bosco, ad esempio, abbiamo cucito muschio essiccato, pigne e cortecce, tutto vero. Anche le perle degli abiti sono state applicate a mano, come si faceva una volta”.
Un impegno che ha coinvolto una ventina di persone, unite dalla passione per il Palio e dal desiderio di lasciare il segno. “Per me era un obiettivo personale, dopo tanti anni di lavoro – aggiunge la responsabile –. Ho pianto quando abbiamo saputo di aver vinto, perché finalmente si è compreso il valore di ciò che abbiamo realizzato”.
Una vittoria che pesa
Il livello della competizione era altissimo, con rivali storici come Moncalvo e Santa Maria Nuova. “Sapevamo che sarebbero stati avversari forti – ammette Furia –. E quando ho scoperto che Moncalvo sfilava davanti a noi, ho avuto timore che ci togliesse visibilità. Ma questa volta è toccato a noi e credo sia stata premiata l’originalità e la precisione della nostra proposta”.
Il premio Soroptimist alla sfilata non è dunque un riconoscimento accessorio, ma una vera consacrazione: segno che anche lontano dal canapo, il Palio vive di passione, lavoro e tradizione. E Castell’Alfero, con i suoi animali fantastici, lo ha dimostrato al meglio.