Un altro mese è volato via. Uno è appena arrivato. Novembre è l’undicesimo mese dell’anno secondo il calendario gregoriano. Il suo nome deriva dal latino “novem”, ossia “nove”, il nono mese del calendario romano che iniziava da marzo.
Nel primo giorno del mese di novembre ricorre la solennità di Ognissanti e in quello seguente la commemorazione dei defunti. Secondo la credenza popolare, nella notte tra l’1 e il 2 novembre le anime dei defunti tornano sulla terra. Il viaggio che li separa dal mondo dei vivi, è lungo e faticoso, per questo motivo, nella tradizione di una volta, s’imbandivano tavole in cui i propri defunti trovavano ristoro. Un’usanza tipica è quella di accendere una candela, da tenere sul davanzale della finestra, in modo da indicare ai defunti la strada del ritorno. La mattina bisogna alzarsi presto, perché si dice che i morti devono andare a riposare, perciò si deve liberare il letto.
Usanze e tradizioni
Un’antica usanza di Ognissanti è quella delle “fave dei morti”. Ma perché proprio il nome “fava”? Che cosa ha a che fare questo legume, con i biscotti che troviamo nel giorno dei morti nelle botteghe dei fornai, e naturalmente nelle case dove ancora vi è l’usanza di fare i dolci? La fava è una specie erbacea, originaria dell’Asia occidentale, coltivata per i semi, utilizzati a scopo alimentare. È una pianta annuale diffusa anche nella pianura Padana, seminata generalmente in marzo e raccolta in estate. Secondo gli antichi, le fave, quelle vere, i semi commestibili di color verdastro, contenevano le anime dei morti, quindi erano cibo di rito nella ricorrenza. Presso i Romani le fave erano sempre presenti nei conviti funebri, cotte nell’acqua con l’osso di prosciutto. La fava si offriva alle Parche, a Plutone e a Proserpina ed era celebre per le cerimonie superstiziose. I fiori della fava erano considerati un segno lugubre e le fave, i semi, soprattutto quelli neri, erano considerati un’offerta funebre. Gli Egizi invece consideravano questo legume cosa immonda, quindi non lo mangiavano e nemmeno osavano toccarlo. Per preparare le fave dei morti, tostate 150g di mandorle spellate, poi riducetele in granella con un minipimer e aggiungete 150g di zucchero e 300g di farina. Formate una fontana sul piano di lavoro e metteteci al centro 50g di burro e 2 uova. Lavorate il tutto fino ad ottenere un impasto morbido. Spianate l’impasto ad un’altezza di 5 millimetri e formate i biscotti con l’aiuto di un bicchiere. Con il pollice fate un piccolo incavo al centro di ogni biscotto, proprio a ricordare una fava. Via via che formate i biscotti metteteli su una placca ricoperta con carta forno. Cuocete le fave dei morti in forno a 180° per circa 20 minuti e servite in tavola. Buona festa di Ognissanti!
Il mese del crisantemo
Il 2 novembre è usanza portare un crisantemo dove riposano i nostri cari. Il motivo per cui in Italia il crisantemo è diventato sinonimo di “fiore dei morti” è infatti dovuto alla sua stagionalità.
Una leggenda vuole che queste piccole infiorescenze siano nate dal lavoro meticoloso e dall’amore immenso di una bambina per la sua mamma. Si narra che uno spirito mosso a pietà dalle lacrime della piccola, le consegnò una margherita, annunciandole che le era stato concesso di restare ancora insieme alla mamma per tanti giorni quanti erano i petali del fiore. La bambina con molta pazienza e attenzione si dedicò a dividere i petali in strisce piccolissime prestando cura a non farli staccare dal fiore. Quando giunse la Morte e vide i tantissimi nuovi petali creati dalla bimba, le accordò di restare con la sua mamma per tanti anni quanti erano i nuovi petali del fiore. Nacque così il crisantemo, il fiore con un numero infinito di petali, o comunque nacque così la leggenda che l’ha fatto diventare il fiore dei morti.
La parola crisantemo nasce dall’unione di due termini greci: khrysόs - che significa oro - e ἁnthemon che vuol dire fiore. Il crisantemo è quindi il fiore d’oro che in Inghilterra viene donato in segno di amicizia o in occasione di una nuova nascita. In Giappone questo fiore è il simbolo nazionale e lo troviamo anche nello stemma della Patria, mentre in Australia è il dono floreale tradizionale per la festa della mamma. In America il crisantemo è associato all’idea della positività e della gioia, mentre è necessario arrivare fino alla città di New Orleans per trovare in questo fiore così particolare lo stesso significato che ha per noi.
La spesa di novembre
Iniziamo questo novembre con un proverbio: «Per Ognissanti mantello e guanti». Dal Pascoli che lo utilizza come allegoria della morte e della caducità dell’esistenza, ai Guns N’ Roses che gli dedicano una canzone strappalacrime: novembre è per antonomasia il mese cupo, grigio e freddo a metà strada tra l’allegro arancione di ottobre e il calore scintillante delle festività natalizie di dicembre. A novembre si aprono le porte dell’inverno e si dà il colpo di grazia definitivo a luce del giorno e foglie degli alberi. Nessuna ombra, farfalla, api, frutta, fiori, nessun brillare, ma ehi, ci si può sempre consolare a tavola con la frutta e verdura di stagione.
Arrivano finalmente gli agrumi, arancia, pompelmo e mandarino da sbucciare e spremere a più non posso; cachi, pere e mele (anche cotogne) ci addolciscono la vita, mentre kiwi e melagrana pensano alle nostre difese immunitarie. E poi i fiori di cardo, le radici di topinambur, i germogli di cavoletti di Bruxelles, e tutta la sostanza di due classici come zucca e broccoli.
Senza dimenticare funghi, tartufi e castagne. E poi il vino novello e il verdissimo olio appena arrivato dal frantoio. Così, da mese della scarsità novembre diventa mese dell’abbondanza. Signore e signori, benvenuti nell’estate di San Martino!
Cosa ci riserva il cielo di novembre
Novembre è un mese da vivere con gli occhi rivolti al cielo. Mercoledì 5 novembre sarà Luna piena. Una particolare, perché è chiamata Superluna del Castoro. Il risultato è un disco più imponente, capace di brillare fino al 15% in più rispetto alla media. Sarà visibile in tutto il suo splendore poco dopo il tramonto del Sole.
Il nome “Luna del Castoro” deriva dalla tradizione dei nativi americani, che in questo periodo cacciavano i castori per le loro calde pellicce, la carne e le ossa fondamentali nei rigidi mesi invernali, sfruttando il momento in cui questi animali si preparavano al letargo. I castori costruiscono le loro dighe e tane proprio nel mese di novembre, in preparazione del grande freddo. Per le popolazioni native, questo era il periodo migliore per catturarli, perché gli animali si mettevano “in trappola” da soli, e dunque erano prede più facili. Con l’arrivo dei colonialisti, tuttavia, furono sottoposti a una caccia talmente sistematica e spietata da essere portati sull’orlo dell’estinzione, soprattutto per foraggiare l’industria del copricapo nel XIX secolo. Oltre ai castori nordamericani (Castor canadensis), anche quelli europei (Castor fiber) subirono una sorte analoga; oggi, fortunatamente, tutte e due le specie sono fuori pericolo.
Ci sono però anche altri nomi. Come luna del freddo o del gelo (per l’arrivo del periodo più rigido dell’anno) che viene anche letta nel suo significato di periodo introspettivo in cui ci si rinnova e rigenera.
Novembre rappresenta una buona occasione anche per chi vuole dedicarsi all’osservazione delle meteore, in particolare dello sciame delle Tauridi e delle Leonidi con il picco previsto il 18 novembre.
Da non perdere il tuffo della Luna nelle Pleiadi. Il più famoso e affascinante ammasso stellare incontrerà il nostro satellite naturale il prossimo 6 novembre. Per assistere allo spettacolo sarà sufficiente alzare gli occhi al cielo intorno alle 21. Bel tempo si spera.














