L’enogastronomia è indubbiamente tra i motivi principe per i viaggiatori di tutto il mondo nel scegliere di visitare una destinazione. Genera valore economico per un territorio, crea nuove opportunità per i vari ambiti turistici e della filiera agroalimentare.
I nostri vini, oltre alle riconosciute caratteristiche di qualità e peculiarità, esprimono valori aggiunti eccezionali per il loro profondo legame con il territorio, modellato ad arte dai tanti vigneti, punto di partenza per i turisti nello scoprire posti bellissimi.
Uno dei principali strumenti di promozione del settore sono le Enoteche Regionali, preziosi elementi di valorizzazione territoriale, importanti vetrine delle eccellenze agroalimentari della zona ed utilissimi punti d’informazione per i turisti del vino.
In Regione sono 15, quattro in provincia di Asti: Canelli, San Damiano, Nizza Monferrato e la neo nata Enoteca Regionale dell’Albugnano, il grandioso Nebbiolo del Nord Astigiano. Veri tesori da supportare e far crescere.
E fin qui credo si sia tutti felici e contenti, nulla da eccepire.
Eppure, in settimana, La Giunta regionale ha approvato una delibera che assegna 100 mila euro di contributi per l’annualità 2020 e altri 100 mila per il 2021 per sostenere le spese di funzionamento, di gestione e lo svolgimento dell’attività istituzionale delle Enoteche regionali del Piemonte. 100.000 per tutte e 15, non cadauna! Se va bene ci pagano la luce. Il tutto condito dal suo bel comunicato stampa che tra le varie recita: Le Enoteche hanno assunto un ruolo di riferimento sul proprio territorio in diversi ambiti, e non solo rappresentano i produttori locali e i prodotti di qualità, ma rappresentano il territorio di riferimento dal punto di vista turistico e culturale. Bellissimo e verissimo tanto da necessitare sicuramente ben altro supporto.
Il tema Enoteche, per un po’, aveva toccato anche Asti, con la prospettiva di una certa caratterizzazione vino cittadina, sfruttando i Fondi FESR 2014-2020. Ricordate Vino e cultura? Io, ahimè, sì, ma per ora solo di cari ricordi trattasi. Una flebile speranza arriva, sempre in settimana, da un’intervista a Giacomo Pondini, nuovo direttore del Consorzio dell’Asti docg, conscio e stupito che ad Asti, città che dà il nome alla denominazione, non ce n’è sia alcuna traccia.