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Green | 10 agosto 2020, 13:53

La centrale idroelettrica sul Tanaro accende le polemiche. Il CCTeB: "Progetto sbagliato, che influisce sull'ingresso del Borbore, spada di Damocle per molti cittadini"

Il Comitato Cittadino Tanaro e Borbore evidenzia una lunga serie di criticità. Si sarebbe creata una secca, in cui i pesci morirebbero per asfissia. Mancherebbe acqua al depuratore e si aumenterebbe la produzione di depositi del 40%. Tanino: "Il gommone deve essere alto 1 metro e 20, non 1 e 80"

La centrale idroelettrica sul Tanaro accende le polemiche. Il CCTeB: "Progetto sbagliato, che influisce sull'ingresso del Borbore, spada di Damocle per molti cittadini"

Quella centrale idroelettica non doveva essere fatta.

La pensano proprio così i membri del Comitato Cittadino Tanaro e Borbore, che questa mattina in una lunga conferenza stampa hanno elencato una serie di criticità progettuali, sistematiche e idrauliche.

La nuovissima centrale sul Tanaro, realizzata dalla società ValPel2, dopo prove di invaso del 29 giugno (questa a detta del Comitato non autorizzata) e 1 luglio, è attualmente 'sotto i riflettori' di istituzioni e comitati e sta destando non poche perplessità negli ambienti.

L'impianto idroelettrico si trova sulla sponda destra del Tanaro, nella zona a valle del ponte della linea ferroviaria. Sulla traversa sono state installate dighe flessibili (più volgarmente conosciute come 'gommoni'), finalizzate a fare da sbarramento, così da creare un piccolo salto, necessario per la generazione di energia elettrica.

Il fiume si riprende quello che è suo

"Si tratta di un'opera permanente, destinata a cambiare il destino del fiume e dell'intera città. Ricordiamoci, però, che i fiumi prima o poi si riprendono ciò che è loro e queste improvvise bombe d'acqua a cui stiamo assistendo sono molto pericolose", spiega Nella Musso, amministratrice del Comitato.

La secca dell'alveo e la moria di pesci

Il Comitato ha fatto luce in primis su una piaga decisamente importante. La presenza di molti massi in calcestruzzo, a difesa spondale, avrebbe contribuito a creare una secca nell'alveo del fiume. A questo si aggiunge il fatto che il gommone, quando è in movimento, contribuisce a creare secca, generando una moria di pesci. 

Moltissime carpe e altri abitanti del fiume morirebbero per asfissia, dato il bassissimo livello di acqua in cui possono muoversi.

Il fiume ha ed è vita. Chi deve tutelarla?

"Il fiume ha una vita. Il fiume è vita. È chiaro che se tolgo l'acqua condanno a morte. Chi deve tutelare la vita del fiume?", si chiedono dal Comitato.

L'acqua per diluire il depuratore non è sufficiente

A questa problematica si aggiungerebbe la mancanza di acqua per diluire lo scarico del depuratore dell'impianto. "Senza l'acqua per diluire il depuratore si rischiano gravissime conseguenze per l'igiene pubblica", spiega Mario Tanino, presidente del Comitato. 

"Quando il depuratore non riesce a ricevere acqua - continua Tanino - scarica. Lo scarico, però, va a finire su un coperchio mobile, cosiddetto Clapet. La Clapet presa in questione, però, è intasata dai residui solidi del fiume e si apre solo per il 30%. Bisogna modificare lo scarico, in modo che non si intasi con il limo".

Il gommone a 1.20 e non a 1.80

Un problema importante, che poteva essere evitato, a detta del Comitato, se solo il progetto avesse previsto l'altezza del gommone a 1 metro e 20 (anche 1 metro e 30), anziché l'attuale metro e 80 cm.

Per evitare questo fenomeno di intasamento, sono state previste dal 2019 pompe idrovore. Si tratta di grosse pompe che si dovrebbero installare vicino al depuratore, alimentate da gruppi elettrogeni (in caso di alluvioni o catastrofi, infatti, non ci sarebbe più corrente in città), per 'sparare' l'acqua che adesso manca. 

"Si tratta di un passaggio fondamentale. Questo potrebbe scongiurare il rischio che le nostre fogne tornino indietro nei tombini", spiegano dal Comitato. Purtroppo, però, l'installazione delle idrovore è in ritardo di quasi 2 anni e non è ancora stata indetta la gara di appalto. 

Insomma, un secco no da parte del Comitato al progetto della centrale idroelettrica, che viene definito senza paura "sbagliato e pericoloso". Il reflusso della centrale, infatti, a detta del Comitato, influirebbe sull'ingresso del Borbore nel Tanaro.

Il Borbore e le mappe del progetto

Ed è proprio qui il problema. Il Borbore è da sempre un sorvegliato speciale, soprattutto per i residenti delle zone, "colpevole" delle grandi tragedie alluvionali del 1948 e del non lontano 1994.

"Il Borbore sfocia a 50 metri a monte del ponte della stazione e non a 200 metri, come dicono le mappe usate per il progetto di questa centrale", dichiara Tanino. Tra potenziali errori di valutazione e vecchie dimenticanze su interventi di manutenzione, si consuma una situazione importante, che a detta del Comitato non è stata abbastanza presa in considerazione dalle istituzioni.

Con la centrale +40% di limo nel Borbore

Se il Borbore può essere definito un vero e proprio problema psicosociale, che riporta alla memoria vecchi ma sempre vividi ricordi indelibili, con la nuova centrale si potrebbero incrementare i depositi limosi del 40%. 

Martedì scorso un incontro in Comune ad Asti ha annunciato un possibile inizio dei lavori di rimozione degli oltre 40mila metri cubi di materiale accumulato a novembre di quest'anno.

"Tutto questo dopo i controlli di rito. Pensiamo però che novembre non sia il mese più adatto per lavorare su un fiume e quindi non crediamo molto a questa scadenza", spiega Musso.

E se uno studio ufficiale parla di un incremento importante di limo nel Borbore, dal Comitato arriva la richiesta di una pulizia del fiume (meglio sarebbe dire dei fiumi) più frequente (almeno due volte all'anno, in prossimità dei mesi più critici a livello atmosferico), per evitare tragiche conseguenze. 

"Le inondazioni sono inevitabili, ma il rischio idraulico si può diminuire. Con questa centrale il rischio aumenta. Il Borbore è una spada di Damocle per i residenti e per l'intera città", spiega il consulente tecnico Luciano Montanella.

A detta del Comitato già prima del nuovo progetto si potevano apprezzare molte criticità, che sarebbero però aumentate con la costruzione della centrale. 

Sicurezza sul lavoro. Intervento manuale e zone non presidiate

A tutto questo potrebbero aggiungersi anche problematiche legate alla sicurezza sul lavoro. In caso di maltempo o di gravi emergenze, infatti, è previsto un accesso manuale alle camere di controllo della centrale. La zona, però, non è presidiata e l'addetto in questione, nel caso in cui debba ad esempio sollevare una leva manualmente, dovrebbe seguire un percorso potenzialmente non semplice nel corso di eventi eccezionali. 

"Nel caso ad esempio di un'alluvione, quella persona potrebbe non arrivare alla camera di controllo, che potrebbe a sua volta essere già inondata di acqua. Ecco perché abbiamo aperto un dialogo con lo Spresal, per verificare anche le condizioni di sicurezza sul lavoro", dichiara Tanino.

A fianco del Comitato anche l'AEOP di Asti, con il suo presidente Simona Nobile. "Condividiamo appieno il progetto e siamo al fianco del Comitato", spiega Nobile.

Sistemazioni spondali a misura di...pescatore ?

Non mancano, un po' fuori dal coro, proposte interessanti da parte di chi, con i pesci, ci lavora. 

"Nella centrale di Castello di Annone la pulizia spondale la facciamo noi e non ho mai visto un'immissione di pesci, spero che non succeda lo stesso anche ad Asti. Chiediamo che dopo la rimozione degli isoloni si rivalutino le sistemazioni spondali, che possano diventare a misura di pescatore, anche per la pesca sportiva. Asti potrebbe diventare una terra di eccellenza anche in questo", conclude un pescatore.

Elisabetta Testa

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